Valiant Hearts: The Great War

La Grande Guerra non è uno dei temi più gettonanti in ambito videoludico, forse perché è stata una guerra immobile, fatta di trincee e d’atrocità contro soldati che volevano fare tutto tranne che stare rinchiusi in putridi buchi fangosi. Leggere le testimonianze dell’epoca non può che farci rabbrividire per l’orrore patito da quei poveri tedeschi, francesi, inglesi e da tutti i popoli coinvolti nel primo conflitto mondiale. Bene inteso, non che la seconda guerra mondiale sia stata una passeggiata, anzi!

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Tuttavia la prima guerra mondiale ha davvero mostrato per la prima volta gli orrori della guerra moderna, fatta di armi automatiche e di micidiali gas tossici. Se mai c’è stato un onore in una guerra (ne dubitiamo), il conflitto che ha devastato l’umanità dal 1914 al 1918 ha spazzato via qualsiasi pretesa di gloria. In questo terribile periodo della nostra storia comune è ambientato Valiant Hearts, una sorta di fumetto interattivo prodotto da Ubisoft Montpellier.

Correva l’anno…

La storia di Valiant Hearts segue fedelmente le vicende chiave che hanno caratterizzato la prima guerra mondiale, facendoci vivere alcuni degli eventi chiave del conflitto nei panni di 5 personaggi: Emile, Anna, Karl, Freddie e di un cane. I protagonisti del gioco non sono super soldati e non sono nemmeno schierati nello stesso fronte, dal momento che Karl, dopo essere stato espulso dalla Francia ad inizio del conflitto, sarà arruolato nell’esercito tedesco. Valiant-Hearts-ScreenshotVivremo le vicissitudini di questi personaggi del tutto ordinari, muniti solo del loro coraggio e dell’amicizia che li lega, attraverso i quattro capitoli del gioco. L’avanzata tedesca sulla Marna, la battaglia a Ypres, la contro offensiva di Neuve-Chapelle sono tutte ambientazioni che visiteremo nei panni dei nostri protagonisti. Una visita diversa da quanto potreste immaginare, dal momento che non saremo armati di fucile d’assalto o di cannoni, ma di inventiva e coraggio. Valiant Hearts è piuttosto povero a livello di gameplay, dal momento che le azioni che potremo compiere saranno piuttosto limitate. Raccogliere un oggetto per volta, azionare leve e pulegge, lanciare una granata o una pietra, saltare ostacoli di limitata entità. Lo scopo qui non è farvi sentire un eroe con una spiccata propensione al genocidio, quanto più di raccontare una storia. Sebbene infatti le vicende personali dei 5 personaggi siano frutto della fantasia, gli avvenimenti e le situazioni sono estremamente reali. Disseminate per il gioco troveremo testimonianze reali del conflitto come lettere di soldati, spiegazioni e oggetti di vita quotidiana. Un intrico di fittizio e veritiero che non possono far altro che entrarci sotto la pelle e toccarci nel profondo. VH_posing_PoiluI gradi di lettura sono multipli e partono ovviamente dalla storia personale dei nostri piccoli avatar animati. Impareremo a conoscere Emile e Karl, la storia personale di Freddie e la disperata ricerca di Anna. Ma tramite i loro occhi vedremo la brutalità e la disperazione, entrambe molto reali, vissuta dai nostri antenati un centinaio d’anni fa. Valiant Hearts è più di un videogame o di un fumetto interattivo, si tratta di un interessantissimo modo per non dimenticare quanto successo. Certamente non potrà sostituire il classico libro di storia (ci mancherebbe!) ma è sicuramente un validissimo metodo per scoprire uno dei periodi peggiori del nostro passato. Grazie allo stile fumettistico, ma assolutamente d’autore, i nostri viaggi lungo la linea del conflitto saranno estremamente piacevoli (a livello artistico). La scelta narrativa è quindi particolarmente interessante e si discosta da altri titoli che hanno scelto una via simile (ad esempio The Walking Dead). Valiant Hearts viene raccontato tutto da un narratore e da scarnissimi fumetti totalmente privi di parole. I personaggi sono quasi muti e quando dicono qualcosa lo fanno nella loro lingua madre. Tuttavia saremo spesso toccati da quanto succede, mossi a pietà e riempiti di tristezza da quanto succede a schermo. Non solamente per via dell’ottima direzione artistica, ma soprattutto per via della consapevolezza che tutto ciò che vediamo è successo davvero. Avvicinarsi tanto alla disperazione dei popoli in guerra, tramite le lettere spedite dal fronte e dalle situazioni mostrate a schermo non può che lasciare un segno sul giocatore. Prima di addentrarci in un discorso più tecnico riguardo al titolo dunque sappiate dunque che questo gioco va valutato per la sua componente narrativa e emotiva!

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Old school

Valiant Hearts non può che essere definito old school. L’impostazione di gioco richiama palesemente le avventure grafiche degli anni 80 e 90: movimento a destra e sinistra più enigmi da risolvere. La struttura del gioco viene comunque semplificata rispetto ad un Indiana Jones dei bei tempi andati visto che saremo sprovvisti di qualsivoglia inventario o possibilità di combinare oggetti. Screenshot_2Da questo punto di vista il titolo Ubisoft dunque non guadagna molti punti, proponendo una combinazione di elementi estremamente lineare ed evidente. Il gusto della sfida viene azzerato poi da un sistema di suggerimenti incredibilmente generoso e da alcune sezioni in QTE piuttosto piatte. Insomma, a nostro avviso gli sviluppatori francesi hanno voluto assicurarsi di dare il maggior numero di aiuti possibili alfine di permettere a chiunque di proseguire in modo spedito. Una scelta molto probabilmente consapevole che rafforza la nostra impressione di trovarci di fronte ad un fumetto interattivo e non ad un vero e proprio videogioco. Tuttavia il gameplay eccessivamente banale e ripetitivo non smorza di granché il piacere del portare avanti Valiant Hearts.

A livello puramente grafico, lo vedete dagli screenshot, siamo di fronte all’ennesima conferma della bontà del motore UbiArt Framework. Motore che tuttavia mostra un po’ il fianco quando il gioco fa uno zoom eccessivo sui personaggi a schermo. Una piccola pecca che dà fastidio, specialmente su piattaforme nextgen e PC (noi ci abbiamo giocato su Playstation 4). Musicalmente invece non abbiamo una singola critica da fare: le tracce che accompagnano la nostra avventura sono davvero molto belle e adattissime all’atmosfera malinconica del gioco.

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Cuori valorosi

Valiant Heats – The Great War è bello. Poco importa se ci sono evidenti pecche nel gameplay, non importa se ci sono delle critiche da fare ad alcune rappresentazioni eccessivamente pixelate. La sua forza, la sua raison d’être sta nella storia, nella testimonianza di un conflitto atroce. A 100 anni dalla guerra siamo convinti sia importante non dimenticare quanto è accaduto, nel bene e nel male (perché da un punto di vista puramente storico, non tutto il male è venuto per nuocere, purtroppo costato un numero elevatissimo di vite umane però). Solo sapendo da dove veniamo possiamo andare nella direzione giusta, no? Prendete dunque questo gioco per quello che è: una testimonianza in chiave moderna di una ferita del passato.

 

 
 

Written by: Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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