Assassin’s Creed Shadows

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Assassin’s Creed Shadows

L’abbiamo atteso per decenni, il famoso Assassin’s Creed ambientato in Giappone. D’altra parte, chi non conosce di fama gesta di samurai e ninja? Eccoci dunque, finalmente, ai comandi di un assassino (o due!) nella terra del Sol Levante. Un gioco accompagnato per mesi da anticipazioni e da moltissime critiche di carattere ideologico.

Noi, esattamente come per l’anteprima, ci concentreremo principalmente sul merito del gioco in sé, lasciando da parte altre considerazioni più politiche. Quello che è sicuro è che dopo alcuni passi falsi, Shadows rappresenta un momento cruciale per Ubisoft; un tentativo di riconquistare il favore del pubblico e della critica, cercando di fondere le due anime della serie: quella stealth degli esordi e quella action RPG più recente.

Un periodo di grandi tensioni

Ci troviamo nel 1579, nel pieno dell’epoca Sengoku. Il Giappone è dilaniato da conflitti interni, mentre il daimyo Oda Nobunaga cerca di unificare il paese con la forza, scontrandosi con la resistenza di clan e signori locali. In questo scenario di guerre, alleanze ballerine e l’ombra dell’influenza occidentale (in particolar modo quella portoghese), si intrecciano i destini di Naoe, una giovane shinobi, e di Yasuke, un samurai di origini africane.

La campagna principale prende il via con l’invasione della provincia di Iga da parte di Nobunaga, un evento che segnerà profondamente Naoe. Inizialmente, il giocatore controllerà esclusivamente la donna, familiarizzando con le meccaniche di gioco, il parkour, lo stealth e l’uso di gadget. Solo dopo diverse ore (potenzialmente anche più di una decina) si sbloccherà Yasuke, offrendo un cambio di prospettiva radicale, in particolar modo per quanto riguarda il gameplay.

Un mondo vastissimo

La mappa di gioco è suddivisa in nove regioni distinte ed il più classico open world in stile Ubisoft, con un arco narrativo principale incentrato sull’eliminazione di specifici bersagli (i misteriosi Shinbakufu) e una miriade di attività secondarie. Completare la sola storia richiederà all’incirca 40 ore, ma superare le 100 ore è un traguardo facilmente raggiungibile per chi desidera esplorare ogni anfratto e completare ogni incarico. La densità del mondo di gioco, sebbene elevata, risulta meno dispersiva e meno soverchiante rispetto a quanto visto in Valhalla. Tuttavia, non tutte le attività sono originali e, come di consueto, si distinguono per assalti ai forti, fetch quest, esplorazione ed eventi dinamici. Le attività secondarie sono altalenanti: a volte piacevoli e ben contestualizzate (come le missioni per reclutare alleati o quelle legate alla crescita personale dei protagonisti), a volte meno ispirate e decisamente ripetitive. Alcune di queste, focalizzate sulla crescita personale dei protagonisti, sono necessarie per sbloccare abilità avanzate, creando una progressione un po’ artificiosa.

C’è anche un lato gestionale, con la creazione di una base segreta sempre più ampia, con diversi edifici che forniscono bonus passivi. Un nuovo sistema di gestione delle missioni tenta di spezzare la monotonia. Invece del classico elenco di incarichi, il giocatore ha a disposizione una schermata che si arricchisce man mano di indizi e obiettivi. Ogni missione richiede una fase investigativa, con una visuale speciale per evidenziare elementi chiave e il ritorno dell’Occhio dell’Aquila per individuare i nemici. Si possono anche inviare delle vedette per semplificare l’individuazione dei bersagli (vedette che si “ricaricano” con il cambio di stagione o pagando un costo in valuta di gioco). Una novità che abbiamo trovato confusa e un filo frustrante, con il tracking delle missioni che porta a confusione e la continua ricerca all’interno della pagina di elementi disponibili. Insomma, cambiare va bene ma avremmo preferito una lista di missioni principali, secondarie, incarichi e basta. Tuttavia, la struttura di fondo del gioco rimane invariata rispetto al passato: raccogli indizi, individua il bersaglio, assassinalo.

Due personaggi, due stili di gioco

Shadows, come sapete, ha due protagonisti. Salvo che Naoe sembra più protagonista di Yasuke, visto la considerevole quantità di tempo che passiamo in sua compagnia ad inizio gioco. Potenzialmente, alcuni potrebbero perfino abbandonare il gioco prima di vederlo realmente (a parte qualche scena all’inizio della storia). E i due sono molto diversi tra di loro in fatto di gameplay. Naoe incarna l’anima classica di Assassin’s Creed: agile, furtiva, letale nell’ombra, perfetta per chi ama un approccio stealth. Yasuke, al contrario, è un guerriero potente, quasi goffo nei movimenti ma assolutamente devastante in combattimento, prediligendo armi pesanti, archi e archibugi.

Questa differenza di approccio offre al giocatore la possibilità di alternare tra i due personaggi (quasi) liberamente, scegliendo lo stile più adatto a ogni situazione o, semplicemente, per variare il gameplay. È possibile farlo sia nel menu dell’inventario sia scegliendo l’uno o l’altra durante certe sezioni cinematiche della storia principale. In ogni caso il livello di esperienza e il bottino sono condivisi. Il gioco, di base, non è particolarmente difficile e un sistema di difficoltà dinamica fa sì che i nemici siano sempre adeguati al livello del giocatore. Lo stealth è implementato in modo classico, con un’intelligenza artificiale permissiva, che perdona fin troppo gli errori del giocatore e rende spesso superfluo l’uso di gadget e tattiche avanzate. In effetti, con Naoe abbiamo usato quasi solo katana e tanto che, uniti alla lama celata, sono ampiamente sufficienti per liquidare quasi ogni nemico.

Un bel viaggio!

Tecnicamente, Shadows è impressionante, soprattutto per quanto riguarda gli ambienti naturali. Abbiamo giocato su PS5 Pro con il preset consigliato (alta fedeltà a 30 fps) ma la console offre anche una versione “media” a 40 fps e una performances a 60 fps. Foreste, risaie, montagne, spiagge: la vastità e la bellezza del paesaggio tolgono il fiato. Ogni zona poi viene influenzata pesantemente dalle condizioni atmosferiche e dalla stagione, con passi montani splendidi d’estate ma difficili da attraversare nella neve alta. In effetti il ciclo stagionale aggiunge non solo varietà visiva e introduce alcune meccaniche di gameplay legate alle condizioni atmosferiche (non solo la neve ma anche i laghi ghiacciati, i tifoni estivi e via dicendo) rendendo l’esplorazione più dinamica.

Villaggi e città, d’altra parte, risultano meno ispirate, animate ma poco interattive a parte qualche vendor. Tuttavia, i vari templi e altre costruzioni storiche importanti sono ben realizzati e piuttosto fedeli alle loro controparti reali. Il tempio di Kiyomizu, ad esempio, è uno dei più visitati di Kyoto e avendolo visitato più volte di persona possiamo dire che ci assomiglia moltissimo. Ok, non è una copia 1 a 1 ma per un gioco, è ben fatto! E a Nara ci sono i cervi ovunque nella zona del grande templio esattamente come nel mondo vero. Insomma, se siete dei malati di Giappone (ma non avete una conoscenza particolarmente profonda di architettura e storia) è un bel viaggio. Con questo vogliamo mettere bene avanti che non vogliamo (né possiamo) dare una valutazione sull’accuratezza storica di luoghi ed eventi e si tratta pur sempre di un gioco di fantasia. Tornado alla tecnica, le animazioni sono fluide, anche se i controlli, specialmente durante il parkour (e soprattutto con Naoe), risultano a volte imprecisi e frustranti in pieno stile Assassin’s Creed in cui scendere da una scala si traduce sovente in un balletto tra una balaustra e l’altra.

Il comparto audio è di alto livello, con un doppiaggio italiano di ottima fattura. Tuttavia, per accuratezza storica (e per gusto personale) abbiamo scelto l’audio originale, in cui ogni personaggio parla la sua lingua. Il gioco è quindi in italiano ma i giapponesi parlano giapponese e i portoghesi parlano portoghese. È un bel tocco per dare una sferzata d’immersione storica in più.

Più concentrato ma fisso sulla sua formula

Assassin’s Creed Shadows è un titolo ambivalente. Da un lato, rappresenta un passo avanti rispetto a Valhalla e Mirage, cercando di conciliare le diverse anime del franchise. Dall’altro, rimane ancorato a vecchie formule, con problemi storici che ne limitano il potenziale. L’ambientazione giapponese è affascinante e ben realizzata, i due protagonisti offrono stili di gioco distinti e complementari, la storia, pur non essendo rivoluzionaria, intrattiene e la longevità è elevata: completare la storia principale richiede circa 40 ore, ma per il 100% si possono superare le 100 ore. Tuttavia, la ripetitività delle attività secondarie, l’intelligenza artificiale un po’ sotto tono e un livello di sfida tarato verso il basso impediscono a Shadows di raggiungere l’eccellenza.

Insomma, è un gioco consigliato ai fan di lunga data di Assassin’s Creed, a chi ama l’ambientazione giapponese (decisamente un bonus se approcciate a questo titolo) e a chi cerca un’esperienza open world vasta e ricca di contenuti, ma con la consapevolezza che non si tratta di una rivoluzione, bensì di un’evoluzione della formula consolidata.

The Good

  • Gameplay variato tra i due protagonisti
  • Ambientazione
  • Tecnica e audio

The Bad

  • Storia dal ritmo scostante
  • Livello di sfida non molto elevato anche a difficoltà alte
  • IA dei nemici sottotono
5

Written by: Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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