Avatar: Frontiers of Pandora

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Avatar: Frontiers of Pandora

Avatar! Vi ricordate che effetto fece il primo film nel 2009? CGI pazzesca, effetti 3D magnifici e una storia che, se forse non troppo dissimile da Pocahontas, tutto sommato era godibile ed interessante.

I giochi tratti dal primo gioco però non furono granché. Ora, con Avatar 2 uscito (e con una trama mediocre a dir poco) la nostra speranza è tutta su Avatar: Frontiers of Pandora: la tecnologia ha fatto passi enormi e il gioco di Ubisoft ha saputo intrigarci. Ora che l’abbiamo giocato, com’è davvero?

4 Na’vi e una capanna

Frontiers of Pandora è un action rpg in prima persona che si muove parallelamente ai film di James Cameron. Non impersoneremo Jake Sully ma un giovane na’vi. La storia di questo gioco si apre con 4 giovanissimi na’vi rimasti orfani. Accolti dagli umani, vengono cresciuti ed addestrati come parte del programma Avatar per essere impiegati in missioni di avvicinamento ai nativi. Alcuni dei ragazzi sono più diligenti degli altri ma la vita scorre tutto sommato tranquilla. Finché, però, due tragedie spezzano la dinamica di collaborazione tra umani e na’vi. L’uccisione di uno dei ragazzi da parte dell’amministratore John Mercer della base è una. La guerra aperta di Jake contro gli invasori umani è un’altra. Quest’ultimo fatto poterà a decisioni drastiche e la vita dei tre sopravvissuti è seriamente minacciata. Per sfuggire, i ragazzi vengono ibernati dalla loro insegnate umana in capsule criogeniche dopo aver promesso la loro liberazione rapida. Passano però quindici anni prima che la promessa possa essere mantenuta. Il risveglio è traumatico: una base oramai abbandonata da anni ci accoglie, assieme ad un nutrito gruppo di militari della RDA e da un misterioso salvatore na’vi di nome So’lek. Ora di rimboccarsi le maniche e fare quello che va fatto: combattere contro l’invasore e salvare il pianeta di Pandora!

La storia di Frontiers of Pandora parte in modo abbastanza interessante e gioca bene le sue carte, facendoci completare la fase di tutorial all’interno della base RDA prima di aprirsi e rivelarsi in tutta la sua gloria visiva non appena riusciremo a mettere i piedi all’aperto. Una volta scelto l’aspetto e il sesso del nostro avatar (di nome e di fatto!) avremo a che fare con una missione di scoperta: del nostro posto quali abitanti di Pandora, del nostro essere na’vi cresciuti dagli umani, dal nostro non essere mai stati integrati nel sistema sociale dei nativi. Un inizio promettente che, nella prima ora di gioco, ci farà passare da fasi cinematografiche all’esplorazione dello splendido mondo creato dagli sviluppatori.

Natura, amore e pallottole

Come detto, Frontiers of Pandora è un action con elementi RPG in prima persona. Davanti ai nostri occhi troveremo una fitta giungla, con alberi, animali, vegetazione, montagne e pianure. Da un punto di vista prettamente visivo, il gioco di Ubisoft fa centro con una presentazione che riesce molto bene a immergerci in un paesaggio alieno. Tutto si muove, tutto è organico in Frontiers e i nostri primi passi in questo mondo hanno lasciato il segno. Mentre inizieremo l’esplorazione apprezzeremo il sistema di attraversamento del mondo, che è rapido ed agile. La visione in prima persona ci permette di approcciare il traversal come se fossimo in un gioco di parcour e le straordinarie abilità atletiche del nostro na’vi faranno sì che non sembri un gioco in cui impersoniamo un umano. Salteremo più in alto, potremo cadere da più in alto e, diamine, saremo anche più alti degli umani punto e basta! Nelle nostre peregrinazioni ci imbatteremo quasi subito in oggetti e risorse da raccogliere, animali e nemici, principalmente nemici umani.

Dopo poco però ci renderemo anche conto di quanto enorme sia effettivamente da attraversare il mondo del gioco. E fino ad un buon terzo dell’avventura non avremo accesso all’Ikran, gli strani uccelli a quattro occhi che i fan di Avatar conoscono bene, quindi si tratterà di scarpinare parecchio. Il che di norma, in un open world, non è un enorme problema perché c’è sempre qualcosa da fare, giusto? Anticipiamo un po’ i tempi e diciamolo subito: Frontiers of Pandora ha un bellissimo mondo vuoto per noi. Certo, ci sono missioni principali e secondarie ma il semplice attraversamento ed esplorazione del mondo sembra più simile ad un walking simulator, molto bello da vedere ma con molto poco da fare. Lasciateci spiegare.

Frontiers of Pandora usa diverse missioni, principali e secondarie, per far progredire la sua storia. Non vogliamo dirvi troppo ma ben presto ci troveremo a collaborare sia con le tribù na’vi locali che con un manipolo di umani che hanno deciso di ribellarsi alla crudeltà delle multi-corporation. Ci imbatteremo anche in na’vi che, come da canone classico di un gioco di questo genere, ci affideranno diverse quest. Potremo anche cacciare, raccogliere risorse, craftare, acquistare upgrade per vestiti ed armi e partire alla ricerca di power up. Non dissimilmente dalla serie Horizon (con cui condivide più d’un aspetto) o da Far Cry della stessa Ubisoft, saremo spesso impegnati in discussioni con i vari personaggi di gioco. Il problema è che la storia è debole e, francamente, poco interessante. Personalmente non sono la persona che schiaccia “skip” ad ogni dialogo nei giochi perché li trovo una componente fondamentale dell’esperienza. Ma in Frontiers of Pandora, dopo qualche ora, mi sono ritrovato a skippare le infinite tirate su Pandora, sulla natura, sugli Ikran, sul tizio che si è perso nel bosco e via dicendo. La sensibilità di ogniuno è ben inteso diversa ma, a nostro modo di vedere, Frontiers of Pandora da un punto di vista narrativo è semplicemente debole, con storie poco interessanti che si riducono spesso a mere scuse per l’ennesima fetch quest.

Il gameplay è ben fatto: ci muoveremo facilmente nei vari biomi presenti sulla mappa e potremo sfruttare con agio l’ottima verticalità dei livello. Anche il combattimento, che sia portato avanti con arco e frecce o con armi da fuoco di produzione umana, è divertente e soddisfacente. Ci sono vari poteri speciali che potremo sbloccare in determinate zone della mappa che espanderanno notevolmente non solo le nostre capacità passive ma anche fornendoci nuove mosse. Grazie ad un semplice sistema di migliorie potremo potenziare aspetti quali la caccia o il combattimento. Ogni miglioria, sia del personaggio che del nostro equipaggiamento, farà salire il nostro “livello di pericolosità”. Il che fornisce una tangibile prova di avanzamento del nostro personaggio ma significa anche che saremo costretti ad occuparci di diverse cose a prima vista opzionali. Sarà necessario insomma fare quest secondarie, sarà altrettanto necessario lavorare sul crafting e il potenziamento altrimenti saremo virtualmente bloccati dal proseguire nella storia principale che si farà semplicemente troppo difficile per poter proseguire. Il che non sarebbe male se non fosse che le quest secondarie sono discrete al massimo e la caccia/raccolta sia una rottura di scatole, specialmente perché inizialmente avremo spazio assai limitato per le risorse. Per aggiungere fastidio al fastidio, in Frontiers of Pandora c’è un sistema di fame. Sia il nostro personaggio che il nostro Irkan hanno una barra del cibo che si svuota costantemente col passare del tempo. Dovremo quindi mangiare e dar da mangiare per essere in piena forma. Se siamo troppo affamati la vita non si ricaricherà da sola e l’Ikran sarà più lento. Fondamentalmente, un’altra incombenza un po’ fastidiosa di cui occuparci.

Giocato su PC!

Abbiamo giocato a Frontiers of Pandora su PC, su una piattaforma Ryzen 7 7800X3D e una Radeon 7900XTX (ok, sì, è abbastanza top of the line!) e abbiamo davvero potuto godere degli splendidi paesaggi resi possibili dallo Snowdrop Engine di Ubisoft. Coi dettagli ultra e in 4K, il gioco si è comportato magnificamente girando a 120fps (con AMD FSR3, si capisce). Da un punto di vista di sound design il lavoro è encomiabile. Al netto di un doppiaggio non in italiano, sia la colonna sonora che gli effetti sonori sono molto buoni. Particolarmente questi ultimi. Dopo un po’ cominceremo a riconoscere i vari rumori della foresta e se avremo la fortuna di giocare con un sistema di surround, potremo de facto aggirarci per il mondo di gioco basandoci solo sui nostri sensi. Gli sviluppatori sono coscienti di aver fatto un buon lavoro in questo senso perché c’è un’opzione per disattivare ogni aiuto in gioco e lasciarci a sbrigarcela da soli, osservando ed ascoltando il mondo attorno a noi. Da un punto di vista tecnico, siamo assai soddisfatti insomma.

Il vaso di Pandora è solo mezzo pieno

Avatar: Frontiers of Pandora è un gioco che avrebbe potuto essere molto di più di quello che è. Il mondo di gioco è bello da vedere ma poco interessante da esplorare. Le meccaniche di combattimento sono buone (anche se molto simili a un misto Horizon Zero Dawn e Far Cry) ma i nemici sono pochi e poco interessanti – praticamente solo soldati, veicoli e mech con l’occasionale animaletto troppo stupido da attaccarci. La storia parte in modo promettente ma poi si arena, perdendo mordente. La caratterizzazione dei personaggi è fatta in modo curato ma poco interessante e sarà comunque impossibile ricordarsi tutti i nomi strani da na’vi; quindi, a parte So’lek finiremo per pensare agli altri come “la tizia dell’albero” o “quello là che si è quasi fatto ammazzare e ho dovuto salvarlo”. Un vero peccato perché su solide basi non si è saputo costruire davvero.

The Good

  • Visivamente stimolante
  • Coerente col mondo dei film
  • Meccaniche di base solide

The Bad

  • Storia e personaggi fiacchi
  • Poca varietà, poco da fare
  • Niente doppiaggio italiano
4.5

Written by: Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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