Prince of Persia: The Lost Crown

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Prince Of Persia: The Lost Crown

Un ritorno atteso a lungo, una saga cominciata anni e anni addietro. L’ultima volta che avevamo incrociato il principe persiano era tra le Sabbie del Tempo, e ora, a distanza di parecchi anni, la saga di Prince of Persia cerca di risollevarsi proprio da queste sabbie e tornare alla luce. Che poi sia riuscita a risplendere, questo è un altro conto. Prince of Persia: The Lost Crown è il titolo per console (next-gen e non solo) e PC che sta arrivando il prossimo 15 gennaio in Early Access e dal 18 gennaio per tutti.

 

Prince of Persia: The Lost Crown | Ubisoft (IT)

Questo nuovo capitolo si presenta in veste di platform action adventure, offrendo anche una struttura metroidvania ambientata in un mondo mitologico persiano. Cosa ci ha atteso in questo nuovo titolo? Ve lo raccontiamo nella nostra recensione dopo aver testato questo nuovo titolo targato Ubisoft.

Prince of Persia: The Lost Crown, non solo la corona è andata perduta…

In questo mondo disordinato e pieno di conflitti, vestiamo i panni di Sargon, un giovane guerriero persiano dotato di abilità uniche, che sta per imbarcarsi in una missione epica per salvare il principe Ghassan, erede al trono persiano, sul Monte Qaf, un luogo un tempo meraviglioso, ora maledetto e ostile. Durante il viaggio, dovremo imparare a padroneggiare i nuovi Poteri del Tempo, che andremo ad acquisire man mano, e testare di conseguenza delle combo uniche, utili per affrontare bestie mitologiche e ripristinare l’equilibrio del mondo.

Il Principe ritorna con una storia vibrante nella morsa dei pericoli, il regno di Persia è sotto la protezione di un gruppo di guerrieri d’elite chiamati gli Immortali. Guidati da Vahram, i 7 fratelli e sorelle in armi, hanno combattuto e ha vinto molte battaglie insieme, in nome di Thomyris, Regina di Persia. La Regina convoca dunque gli Immortali in una missione di salvataggio che li porta al Monte Qaf e alla sua Antica Città. È una misteriosa terra, oltre che dimora del Dio Simurgh del Tempo, scomparso però da quasi 30 anni, e qualcosa non va nel luogo in cui il tempo non segue il suo flusso naturale. Le linee temporali si intrecciano, mentre tutti gli esseri viventi sembrano essere maledetti da anomalie…

… ma anche l’update all’era next-gen

Se questa è la trama, complessa e interessante, meno intrigante è il gameplay di questo titolo, per nulla complesso e anzi basilare nelle sue forme. Fin dall’inizio, il gameplay si basa su un lento ritmo learn & apply, dove le prime mosse che andiamo ad apprendere sono davvero minimali. I dubbi sono stati tanti fin dai primissimi minuti di gioco. Da che abbiamo messo le mani su Prince of Persia: The Lost Crown, abbiamo visto un protagonista molto più simile a opere cyberpunk/ sci-fi, che a un principe persiano, snaturandolo più nell’estetica che nelle azioni. Queste ultime infatti sono rimaste molto più legate e radicate ai precedenti capitoli del franchise, sia per tecnica che per concezione dell’obiettivo del nostro eroe.

C’è azione, tanta, ma ripetitiva. Non utile di sicuro nei primi step per apprendere le scarsissime azioni che dobbiamo cominciare a consolidare, essendo davvero basiche. Al contrario, il ritmo di gioco è abbastanza elevato e sfidante, considerando però che ogni livello viene concepito ancora una volta come platform 2.5D a scorrimento. E soprattutto, ognuno di essi viene suddiviso in diversi scenari, ciascuno separato da una transizione veloce (buone le performance di caricamento del motore di gioco in questo frangente) o da escamotage, come brevi sequenze video e/o dialogiche.

Un ritorno al passato per via di una serie di elementi estetici che ci hanno in parte deluso, ma hanno comunque contribuito a rendere il gioco gradevole e godibile, anche in termini di lunghezza del gameplay. Per quanto non sia all’altezza degli attuali action platform sfornati (anche) per next-gen.

Affrontare i pericoli del Monte Qaf non sarà ardua

Guardando nello specifico a quello che ci attende guidando Sargon in questo nuovo mondo, vi possiamo anticipare che il nostro protagonista non farà altro che combattere i molti nemici che incontrerà. E per fare questo, dovrà vedersela combattendo con due spade per volta, oltre a fare uso di ulteriori armi, come l’arco, per variare le possibilità di attacco, e fare uso dei poteri del tempo, grazie ad amuleti e altro ancora. I poteri saranno la chiave per esplorare completamente il Monte Qaf, risolvere i puzzle e sconfiggere i nemici e boss. Tutte attività che rendono un po’ più dinamico, ma mai complesso, il gioco.

Infine abbiamo apprezzato la possibilità di scegliere tra la Modalità Esplorazione e Guidata, dove la prima ci lascia completamente autonomi nella scoperta del mondo attraverso una mappa minimamente provvista di informazioni, consigliata per gli appassionati di Metroidvania. La seconda invece, è più adatta ai giocatori che preferiscono una navigazione più facile, con marcatori aggiuntivi aggiunti alla mappa di gioco. Ma non preoccupatevi, il sistema di gioco ci consente di cambiare questa impostazione in qualsiasi momento senza alcun problema, né impatto sulla progressione fatta fino a quel momento.

In conclusione

Prince of Persia: The Lost Crown non riesce forse a “fare il botto” come avrebbe potuto, soprattutto quando si parla di un grande ritorno dopo anni e anni di silenzio di questo franchise. Il titolo Ubisoft pecca di mancanze in termini tecnici e di complessità: chiariamo subito questo aspetto, affinché un gioco sia godibile, non deve necessariamente essere complesso e di difficile apprendimento. Il punto è che si tirano subito i remi in barca e si lascia che i tecnicismi soffrano di pecche qua e là, offrendo un risultato complessivo non all’altezza degli output di tanti altri titoli usciti negli ultimi tempi. Ci saremmo attesi un principe più in gamba (e coerente con l’ambiente in cui si trova), non forse un eroe cyberpunk, figlio della contemporanea produzione videoludica, che però ricalca nei movimenti e nel suo concept design il classico principe persiano che da decenni popola questo franchise. Un mix di elementi non troppo ben combinati, e che ci hanno così lasciato a un gioco dalle dimensioni contenute, che rischia di non lasciare dietro di sé un’importante traccia.

The Good

  • Motore di gioco ben performante
  • Cambio di modalità di gioco in soluzione di continuità

The Bad

  • Gameplay abbastanza scarno e ripetitivo
  • Grafica non del tutto curata
  • Protagonista parzialmente fuori contesto
  • Pastiche di elementi tra classicismo e contemporaneità
3

Written by: Blondienerdie

Pad alla mano da 6 anni, ancora mi chiedo se Squall sia vivo o morto. Sed non satiata.

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