L’epoca in cui mi cimentai nel mio primo The Legend of Zelda, ovvero nella metà degli anni novanta, era il periodo in cui il Game Boy, nella sua peculiare versione pocket in confronto al fratello grigio, cominciava a prendere piede nella mia generazione con titoli epici tratti dall’era Nes/Snes. Non a caso, The Legend of Zelda: A Link’s Awakening era, per l’epoca, uno Zelda peculiare e di tutto rispetto, molto vicino a A Link to the Past ma con un’immediatezza di gameplay sorprendente e adatto a un’esperienza “portatile”. Nell’allora 1995 ricordo di essere rimasto estasiato dalla profondità della mappa, dall’estensione della stessa, dai numerosi dungeon e dalla cura delle armi e degli oggetti a disposizione. Personalmente, gli Zelda isometrici con prospettiva dall’alto sono sempre rimasti fra i miei preferiti per ragioni nostalgiche. Non nascondo di aver fatto fatica a giocare con i primi titoli tridimensionali, nel mio caso The Legend of Zelda: Majora’s Mask, e di averlo abbandonato più volte proprio per la difficoltà di gestire i comandi e della prospettiva non più a telecamera fissa.
Fatta questa premessa, mettere le mani sul primo titolo dedicato interamente alla protagonista Zelda, in The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom, sviluppato basandosi sullo stile nostalgico da cui lo stesso brand ha raccolto il suo successo negli anni ’80, ha un effetto evocativo e al contempo emotivo. La perizia del team GREZZO nel creare un titolo magistrale a livello di contenutistico, ossia design dei livelli e direzione artistica sublime, mi ha fatto letteralmente divorare questo nuovo capitolo della serie che nulla ha da invidiare ai capitoli più blasonati, tra i più recenti come Breath of the Wild e Tears of the Kingdom. Ma procediamo con ordine.
Strani buchi neri invadono Hyrule
In quel di Hyrule, Ganon è come al solito pronto a gettare oscurità sul regno. Vestendo nei primi minuti i panni del nostro omologo silente Link, il giocatore si appresta ad affrontare il demoniaco suino e a salvare, come da consuetudine, la principessa Zelda. Eppure, questa volta sconfiggere il detentore del simbolo della forza non basta. Qualcosa inizia a inghiottire Hyrule, lo stesso Link e i suoi abitanti; una voragine oscura si estende nel territorio di Hyrule, sostituendo i suoi abitanti con dei doppelganger malvagi e non più così amichevoli con la stessa principessa. Nei panni della sacerdotessa della Saggezza e in compagnia dello spirito Tri, tocca di riflesso a Zelda trasformarsi nell’eroina della situazione e riportare la pace su Hyrule, in una trama che, per la prima volta nella serie, si discosta dai canoni narrativi e affronta l’avventura… in maniera diversa. Certamente la narrazione non rappresenta necessariamente il punto di forza dell’intera opera, ma ne costituisce un ottimo input per lanciare il giocatore in un mondo ricco e pieno di oggetti da…memorizzare e replicare.
Collezionare oggetti come francobolli
Ebbene sì, al posto di “spade”, “bombe” e quant’altro, il bastone di Zelda ricevuto dallo spirito Tri permette di memorizzare gli oggetti trovati nel mondo di gioco e di replicare gli stessi nella mappa, che sia una pianta, un letto, una giara o i nemici stessi. La genialità di quanto appena descritto sta nel proporre una formula di gameplay sandbox che non c’entra praticamente nulla con i capitoli canonici, ma che d’altro canto si sposa perfettamente con lo stile di una maga in grado di manipolare la realtà, e meglio, una sacerdotessa in grado di richiamare le sue abilità mistiche ed esoteriche per piegare la realtà al suo volere. Pertanto, non è Zelda guerriera, ma Zelda sacerdotessa a fare da padrona dell’intero gameplay, il quale, grazie a un design dei livelli a dir poco magistrale, permette al giocatore di affrontare gli enigmi e i nemici come meglio crede. Pertanto, lo stesso giocatore sarà in grado di definire in maniera indipendente il grado di difficoltà desiderato, limitandosi all’uso di determinati oggetti. Gli stessi, come in Tears of the Kingdom, possono essere evocati, incollati fra loro, al fine di creare peculiari ed eterogenee soluzioni da applicare alla mappa o nei Dungeon: come un ponte di letti per raggiungere delle sponde inizialmente inarrivabili. L’evocazione lascia spazio a colorite e fantasiose soluzioni per risolvere gli enigmi, e ciò lo si nota in particolar modo durante i dungeon. Zelda sarà in grado, nel corso della partita, di accumulare oggetti di ogni sorta e memorizzarli in un compendio, mediante il quale il giocatore potrà sempre richiamare ciò che è stato “memorizzato” in precedenza. Insomma, si tratta di un’abilità che ha tratto ispirazione dall’ultra mano di Tears of the Kingdom.
L’evocazione degli oggetti è dunque l’abilità centrale della protagonista… ma vi è di più. Zelda possiede delle abilità che richiamano i precedenti giochi, chiamata “sincronia”. In pratica, si tratta di una sorta di stasi di Breath of the Wild con la quale è possibile spostare degli oggetti. Tuttavia, vi è anche la possibilità di sfruttare questo potere in maniera inversa, ovvero quella di scagliare un raggio su un ragno mostro, ad esempio, e seguirlo nel suo movimento, permettendo alla principessa di scalare una parete. In questo modo, il movimento cinetico viene assecondato e la principessa può raggiungere altezze o luoghi prima inaccessibili. Inoltre, Zelda è in grado di saltare senza l’ausilio di oggetti dedicati al salto, contrariamente a capitoli come Link’s Awakening, e, dulcis in fundo, ella può scimmiottare Link trasformando se stessa in una spadaccina per un periodo di tempo limitato.
Un piccolo ma grande mondo
The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom è un gioco graficamente sublime. Su Nintendo Switch la qualità del dettaglio delle texture, ombre e dell’acqua sono uno splendore per la vista. L’unico neo che abbiamo trovato a tratti fastidioso è il framerate che, purtroppo, non rimane fisso a 60 fps come in altri titoli first party prodotti da Nintendo. In effetti, in questo gioco l’effetto ballerino si sente parecchio nell’overworld, mentre è granitico a 60 fps nelle zone chiuse, ovvero case e dungeon, rispondendo reattivamente ai comandi. Un vero peccato camminare per la maestosa Hyrule e subire, quasi ogni 10-20 secondi, un vistoso rallentamento a 30 fps. Ciò in particolare appena Zelda entra in contatto con del fogliame, una pozza od altri elementi sulla mappa. Una mappa che si lascia godere da tutti gli elementi tipici di Hyrule, vi sono luoghi classici tratti dai più recenti giochi, a richiami di luoghi nostalgici che sono certamente ispirati da A Link to the Past. Esplorare Hyrule nei panni di Zelda in questa avventura spin-off è una piccola esperienza che nulla ha da invidiare ai capitoli tridimensionali. Certamente, la fisica, il clima e l’influenza di quest’ultimi nel mondo di gioco è certamente meno curata in confronto ai capitoli principali per l’ultima ammiraglia Nintendo, offrendo in questo capitolo un approccio più classico/sandbox dei capitoli precedenti l’era Switch. Tuttavia, l’approccio classico non di certo deve necessariamente essere considerato un punto negativo, anzi.
Concludendo, The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom è forse uno degli Zelda migliori a prospettiva isometrica dall’alto che Nintendo poteva ad oggi sviluppare. GREZZO ha saputo certamente investirsi parecchio in questo progetto e lo si nota nella cura dei dettagli, level design, gameplay e anche nella trama, il tutto accompagnato dalle dolci melodie di una colonna sonora sublime, che rende certamente giustizia alla serie. Certo, se il framerate fosse stato più stato, l’esperienza sarebbe stata ancora più ottimale, ma ciò non toglie che il prodotto è, tutto sommato, ottimo e merita certamente di essere giocato.
The Good
- Zelda come personaggio giocabile è perfettamente riuscito
- Level design dei dungeon di alto livello
- Colonna sonora e direzione artistica magistrale
- Tante evocazioni ed eterogenee soluzioni per rompicati proposti....
The Bad
- ...ma la realizzazioze tecnica (framerate) necessita di qualche ritocco