Per la prima volta, la Gamescom 2015 ha ospitato un padiglione svizzero di ben 114m2 che, grazie allo sforzo profuso da Pro Helvetia, la Swiss Game Developer Association (SGDA) e altri partner, ha avuto il merito di portare sulla scena internazionale qualche prodotto nostrano. Lo stand proponeva infatti i videogiochi di alcune ditte elvetiche e i progetti di studenti della Zürcher Hochschule der Künste (ZHdK) e della HEAD di Ginevra. Fra questi, abbiamo potuto osservare Niche, un videogioco ancora in fase di sviluppo, ma già molto promettente, che è capace di far capire dei concetti abbastanza ostici riguardanti la genetica.
Il gioco si propone sotto forma di survival strategy game (gioco strategico di sopravvivenza), in cui il giocatore deve occuparsi di salvare una tribù di animali dall’estinzione. Ciò avviene innanzitutto tramite riproduzione: il primo compito è dunque quello di trovare dei partner adeguati alla sopravvivenza della popolazione. Ma in che maniera si può definire ciò che è adeguato? Molto dipende dalle condizione climatiche e da eventuali predatori. Se per esempio il clima si fa troppo rigido e nessuno dei nostri animali ha il pelo lungo, l’ideale sarebbe trovare un nuovo membro da includere nella tribù con queste caratteristiche genetiche. Ogni animale ha infatti una specie di “passaporto” genetico, che permette di capire quanto possa servire alla sopravvivenza del gruppo, per esempio grazie alle capacità olfattive, di combattimento, all’udito e altro ancora. Con i giusti incroci, i cuccioli dovrebbero avere tutte le capacità necessarie per sopravvivere.
Philomena Schwab, una delle creatrici del gioco, ci ha spiegato che la maggior parte dei giochi strategici tende a voler dominare e piegare l’ambiente, ma non Niche, in cui capita l’esatto contrario: l’ecosistema influenza il giocatore, che può solo far adattare la propria popolazione per sopravvivere. Ci si ritrova così a dover pensare al cibo, a esplorare l’area di gioco per trovare nuovi partner, a spostarsi se non si può far fronte alle temperature poco idonee, a contrastare o fuggire predatori e altro ancora.
Dal punto di vista delle meccaniche, l’ambiente è rappresentato da un tabellone a scacchi diviso in varie zone, come la foresta o il deserto. Ogni turno dura un giorno, durante il quale un animale dispone di tre azioni (ad esempio mangiare, attaccare, spostarsi, ecc.), che possono però diminuire se fa troppo freddo o se scarseggia il cibo. Ogni membro della tribù ha una di barra di vita composta da giorni: trascorso il tempo, l’animale muore. Evidentemente, in caso di ferite o altro, il numero di giorni si riduce. Per vincere, il giocatore deve preservare la tribù e al contempo compiere degli obbiettivi, come far crescere la tribù fino a dieci animali.
Niche uscirà nel 2016 e è molto promettente: l’idea è originale, ogni meccanica è ben pensata e gli algoritmi genetici, misti a fattori casuali, dovrebbero garantire una sfida diversa a ogni partita. Graficamente Niche è molto carino – sinceramente, viene voglia di coccolare ogni membro della tribù – anche se merita ancora qualche ritocco, che non mancherà di certo nei mesi a venire. Per concludere, si capisce già ora che Niche ha un raro pregio: piacerà a tutti, a prescindere dall’età!