Army of Two: The Devil’s Cartel

La cocente polvere del Centroamerica si tinge ancora una volta di rosso.
I mercenari della Army of Two si scatenano in un Messico corrotto, decadente e senza speranza, per salvare un promettente uomo politico e, al contempo, mettere fine a un cartello della droga nell’unica maniera possibile: con l’esecuzione in loco e arbitraria di ogni membro dell’organizzazione.

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Polvere alla polvere

Army of Two giunge al terzo episodio, che si svolge in Messico. Un paese ancora più violento del solito, in cui un cartello della droga chiamato la Guadaña ha condannato la popolazione a vivere nel terrore, con intimidazioni, rapimenti e assassinii.

Decimate-Everything

È così che i mercenari di T.W.O. intervengono, rispondendo alla brutalità con una violenza ancora più bestiale, allo scopo di liberare un politico rapito e, per effetto collaterale, di mettere fine al cartello e restituire al popolo messicano una parvenza di giustizia e libertà.

Rios e Salem, gli eroi degli episodi predenti, partecipano ancora alla guerra, ma il loro ruolo si limita a fare da tutori a dei “bimbi” – così li chiamano loro – alla loro prima missione per conto di T.W.O.: Alpha, un ex-membro delle forze speciali, e Bravo, un ex-militare, tuttofare e già mercenario. I due nuovi bimbi sono ovviamente brutti, cattivi e… anonimi! Sebbene i loro volti si vedano nei filmati e qualche tratto caratteriale sia proposto (Alpha crede in un codice militare, mentre Bravo è più istintivo), i due protagonisti sono poco definiti e portano quasi sempre delle maschere, per permettere al giocatore di immedesimarsi più facilmente con il personaggio. Così dice perlomeno il manuale tascabile del buon designer!

Come potete ben immaginare, la trama di Army of Two – The Devils’s Cartel è abbastanza scontata e non si presta a grandi riflessioni e sorprese; nonostante tutto, la storia si sviluppa in modo piacevole, resta coerente con se stessa e, alla fine, certi scambi di battute un po’ troppo coloriti e gratuiti riescono a strappare un sorriso al giocatore. Inoltre, dopo un inizio un po’ stentato, il cartello reagisce all’attacco di T.W.O.: il cacciatore diventa dunque preda, proponendo così situazioni scenaristiche un po’ più interessanti.

Army of Two Players

Il nome del gioco lo dice chiaramente: il giocatore è membro di una squadra composta da due elementi. Nel modo a un solo giocatore, Alpha sarà usato da lui, mentre Bravo sarà controllato da un’intelligenza artificiale abbastanza scavezzacollo e non troppo cooperativa.

La modalità a più giocatori è esclusivamente collaborativa – dunque, non esiste nessun modo competitivo per massacrarsi a vicenda ! – e permette di partecipare alla missione usando uno schermo condiviso o giocando in linea. Evidentemente, gli sviluppatori di Visceral Games hanno cercato di proporre tutte le azioni classiche da TPS, aggiungendo diverse azioni collaborative: fuoco su un bersaglio in contemporanea, ordini, possibilità di curarsi, ecc. Nelle intenzioni degli sviluppatori, l’interazioni fra giocatori è dunque favorita e permette di attivare un modo chiamato overkill, in cui per un tempo limitato il giocatore ha munizioni infinite, non deve ricaricare ed è totalmente invulnerabile.

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Nella realtà, anche se la collaborazione è alla base del concetto di Army of Two, una stranezza di questo episodio è di offrire meno azioni collaborative rispetto ai precedenti.

Dal punto di vista del gameplay, le possibilità offerte al giocatore rimangono quasi sempre le stesse: avanza, nasconditi, distruggi. E questo è probabilmente il limite principale di questo titolo: le meccaniche sono sicuramente piacevoli, favoriscono l’azione cooperativa e sono capaci di offrire qualche ora di sadico divertimento smembrando i trafficanti (che, tanto per cambiare, sono più bersagli che veri ostacoli), ma alla fine le dinamiche di gioco tendono a ripetersi un po’ troppo, fino a giungere inesorabilmente a noia.

Un po’ di varietà nell’azione viene data da bivi, che permettono al giocatore di scegliere come continuare il livello: per esempio, in una delle prime missioni, si può decidere sia di salvare un ostaggio, sia di restare al fianco di un Salem ferito per proteggerlo. Evidentemente, la storia non cambia, ma il bivio favorisce il senso di libertà del giocatore.

Una nota di demerito va infine al tutorial iniziale: afflitto da bug, schematico e noioso. Inoltre, qualche problema di rifinitura a volte non permette di attivare le azioni contestuali corrette: di conseguenza il giocatore, che sta imparando le azioni principali, non capisce come avanzare e come soddisfare le richieste del gioco. Peccato: questo tutorial rischia veramente di compromettere l’entrata del giocatore nell’esperienza Army of Two. D’altro canto, superato lo scoglio iniziale, il gioco è più stimolante e meritevole dell’interesse del giocatore.

Terra bruciata e desolata

Questo Messico, con i suoi molti colori al contempo vivi e sbiaditi, bruciato dal sole e dalla violenza, è rappresentato piuttosto egregiamente dal motore Frostbite 2. Quest’ultimo, già ben conosciuto dagli amanti di Battlefield 3, permette al giocatore di distruggere oggetti, casse e addirittura costruzioni in maniera piuttosto realistica. A volte, dopo uno scontro armato, la geografia della zona sarà cambiata completamente per vie delle esplosioni provocate dai giocatori o dai nemici.

Ultimate-Destruction

Graficamente Army of Two è abbastanza ben fatto, seppur senza essere all’altezza delle migliori produzioni attuali. Infatti, la qualità globale è altalenante e passa dal dettagliato all’approssimativo. A volerla dire tutta, i nostri anti-eroi sono brutti: in parte perché sono brutti per davvero – e non è colpa loro – e in parte perché i volti sono modellizzati in modo approssimativo. Per fortuna, la maggior parte del tempo, le loro facce rozze e ferite sono coperte dalle maschere!

Infine, musiche e effetti speciali, pur senza essere indimenticabili, ben si adeguano all’ambiente e all’esperienza proposta.

Alpha e Bravo: debriefing

Army of Two è una saga strana… Senza mai eccellere, la serie viene riproposta di tanto in tanto da Electronic Arts, che sforna oggi addirittura il terzo episodio.
Army of Two: The Devil’s Cartel non sfugge alla regola della serie: si situa nel limbo dei giochi senza infamia e senza lode, destinati a essere dimenticati dai più. Sia ben chiaro, l’avventura può essere piacevole, ma ben lungi dalla perfezione.

Due nuovi eroi rimpiazzano i due para-militari degli episodi precedenti e, sinceramente, questa scelta lascia indifferenti. Alla fine, quello che è più importante è che, una volta cominciata l’avventura, il giocatore desidera portare fino in fondo la guerra al cartello. Soprattutto a due, il gioco sa svelare le sue carte e offrire ore piacevoli.

Se vi piace il genere, o e se ne avete l’occasione, provatelo. Potreste scoprire un gioco discreto, ma piacevole e interessante da giocare con un amico.

Voto: 4.75

 

 

 

Written by: Mauri

Si occupa di tante cose legate al mondo dei videogiochi: game dev, insegnamento di programmazione e game design, il Swiss Game Center e così via. E ogni tanto Dave lo incastra per scrivere su joypad!

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