Dopo l’eccellente esclusiva per PS4 Bloodborne uscito nel 2015, Hidetaka Miyazaki torna alla carica con la nuova creatura della saga Souls (Demon’s Souls, Dark Souls e Dark Souls II), la serie tanto apprezzata dagli amanti delle sfide. Il nuovo nato si chiama semplicemente Dark Souls III, ma proprio questa semplicità del nome fa già presagire qualcosa di buono…Sebbene più accessibile in quanto giocabilità, Dark Souls III non è da prendere sottogamba. Infatti, se vi gettate a capofitto nell’azione, beh, morirete. Semplice. E morirete spesso, ve lo assicuro!
Sei morto!
In ogni angolo può celarsi una creatura letale che non attende nient’altro che tendervi un’imboscata. Ogni singolo mostro può farci male, molto male. Perciò, se non prestate la dovuta attenzione, vedrete la barra della vita del vostro personaggio diminuire velocemente, drasticamente fino a svuotarsi del tutto e apparire allo schermo la – ahimè – ben nota frase in caratteri cubitali rosso sangue “SEI MORTO” (nel caso in cui, non l’aveste ancora intuito). Il vostro personaggio si risveglierà all’ultimo falò visitato e vi renderete conto di aver perso tutte le vostre anime (per fortuna, non gli oggetti recuperati). Proprio quelle anime che avete sudato e duramente guadagnato combattendo e sconfiggendo i vari mostri. Proprio quelle anime che vi servono per salire di livello, aumentando le vostre caratteristiche, per migliorare le vostre armi, per acquistare oggetti o incantesimi. Insomma, l’avrete capito le anime sono la vostra moneta di scambio per quasi tutto e sono quindi essenziali per lo sviluppo del proprio personaggio. Fortunatamente, non tutto è perduto. Non ancora perlomeno. Infatti, le anime perse possono essere recuperate da una pozza di sangue con un ben visibile alone di luce verde, che si troverà esattamente (o quasi) dove avete prematuramente perso la vita. Se però, doveste morire nuovamente prima di aver recuperato le tanto preziose anime, le avrete perse definitivamente, dal momento che la pozza di sangue contenente le anime appena guadagnate si troverà ora dove siete appena morti la seconda volta. Dopo essere morti, sarete tentati di ripercorrere la strada per recuperare il vostro bottino, stavolta raddoppiando la vigilanza o sperando di sfuggire alle malvagie creature sul tragitto. Tutto ciò, aumenterà la vostra tensione, come se il gioco non fosse già stressante di suo. Ah si, dimenticavo (no, non è vero): ogni volta che accederete ad un falò (sia volontariamente, per viaggiare o ricaricare le vostre energie e pozioni, sia in caso di ritorno alla vita), tutti i vari mostri rifanno la loro comparsa (tranne i boss per fortuna). Vi ritroverete dunque a fare spesso ritorno all’Altare del Vincolo ed usare le anime potenziandovi, per non rischiare di perderle definitivamente. Infatti, l’Altare del Vincolo è la vostra base centrale, dove troverete il fabbro, i vari mercanti e la Guardiana del Fuoco, cioè colei che vi permetterà di aumentare le vostre caratteristiche e livello.
Alcuni di voi potrebbero pensare subito “Beh, figo. Se le creature respawnano ogni volta che attivo il falò, allora potrò farmare di bestia!”. Vero. Infatti, lo faccio pure io. Ma la contromossa del gioco è che ogni volta che salite di livello, il numero di anime necessarie per passare al prossimo aumenta, quindi se prima vi bastava percorrere una zona oramai conosciuta a memoria per accumulare abbastanza anime per salire di un livello, ora dovrete farlo due volte, poi tre, e via dicendo. Capirete ben presto anche voi che è più conveniente avanzare nel gioco per combattere mostri più potenti, che vi daranno molte più esperienza in meno tempo. Altra astuzia del gioco (niente di nuovo, vi assicuro) è che per migliorare le vostre armi, necessiterete di altri oggetti, oltre alle anime, che potrete trovare solo lungo la strada, avanzando nella storia, cosicché non potrete avere un’arma troppo potente per il livello attuale del gioco. Altro dettaglio: anche se più forti, non pensate che ripercorrendo una vecchia zona, di essere totalmente immuni ai mostri. Potreste incappare nuovamente in una morte prematura, anche se diventerà più raro, ma quando succederà, vi arrabbierete. E potrete arrabbiarvi solo contro voi stessi! Perché lo sapete già che ogni creatura può uccidervi!
Loda il sole che è meglio!
Dopo questa lunga premessa, torniamo al gioco. Dark Souls III è un A-RPG, ovverosia un gioco di ruolo orientato azione, nel quale il vostro personaggio gioca il ruolo (appunto) di una Fiamma Sopita, “un non morto, maledetto e senza nome, non meritevole di diventare tizzone”. Secondo un’antica profezia delle terre di Lothic, una Fiamma Sopita risorgerà e ambirà al posto di Signore dei tizzoni, signori che governano queste terre. Fungendo da ricettacolo per le anime senza padrone (quelle delle creature eliminate), la nostra Fiamma Sopita potrà evolvere e tentare di fare avverare la profezia. Esattamente come ci si potrebbe aspettare dallo stile Souls, non esiste la modalità “Easy”. Il gioco è così, punto e basta. E per farci capire meglio l’antifona, ad inizio avventura, dopo aver scelto la vostra carriera di base ovviamente, sarete immediatamente catapultati nell’azione e prima di poter accedere al tanto agognato Altare del Vincolo, avrete il primo scontro con un boss. Così, senza tanti preamboli. Per la cronaca, io son morto ben 18 volte. Immaginatevi la frustrazione di trovarsi un’enorme e potente creatura e di non sapere come fare per sconfiggerla. E dobbiamo obbligatoriamente passare da lì. Ma piano piano, morte dopo morte, si comincia a intuire il pattern del mostro, il suo modo di muoversi, di attaccare. Da qui, si capisce come contrastare (evitare direi) e contrattaccare. Ma ora, ci si lascia prendere dall’entusiasmo e proviamo un altro attacco. Uno di troppo. E il mostro ci rimette in riga, facendoci immediatamente ricordare che è ben più potente di noi. Ed ecco, che si riparte dal falò. Questa volta è la volta buona. No. Siamo stati troppo baldanzosi e il boss ci elimina senza neanche averlo sfiorato. E via dicendo. Fino a quando, finalmente riusciamo a prenderci la nostra rivincita, ma..non abbiamo fatto i conti con il fatto che i boss (e i boss-fight sono epici anche per questo), quando arrivano a metà vita, mutano, si trasformano e cambiano il loro modo di agire. Ed ecco che si ritorna al falò. Ma alla fine, si riesce a capire come procedere e lo si sconfigge definitivamente. E in quel momento, si, proprio in quel momento, si prova una bella soddisfazione!
Senza mappa, con solo punto di riferimento la direzione che si pensa di dover prendere, avanzerete in queste terre con un misto di timore di essere attaccati all’improvviso e la meraviglia della vista che vi si presenta, perché graficamente Dark Souls III è bello e i paesaggi sono maestosi. Partendo dal principio che quello che si vede in Dark Souls, sarà più o meno accessibile, è bellissimo poter vedere una torre in lontananza, una volta giunti a destinazione, guardarsi indietro e dire “Ma va!!! Ero lì prima?”. La prima volta, mi son fatto fregare, perché mentre stavo ammirando l’interno del castello dalla torre guardando la strada che avevo percorso, mi son fatto prendere di sorpresa da due morti viventi (del ..!) che mi hanno mandato al Creatore come un pivello. Questo perché anche a livello di Level Design il risultato è bellissimo. Infatti, esplorando i luoghi, troverete zone altrimenti inaccessibili (con ovviamente oggetti segreti), scorciatoie oppure sbloccherete porte (le famose porte “Non si può aprire da questa parte”) che vi permetteranno di ritrovarvi in posti già visitati senza quasi accorgervene. E anche qui direte “Ma va!!! Ero lì prima?”.
Morte fluida
Dark Souls III ha ereditato la manovrabilità del personaggio di Bloodborne, infatti gli scontri sono molto fluidi e vivaci. Durante i combattimenti userete spesso la schivata (a dipendenza della classe del vostro personaggio, chiaro), anche perché lo scudo non vi permetterà sempre di assorbire tutti i danni. Ogni scudo (come ogni oggetto) ha infatti caratteristiche proprie, con punteggi diversi per assorbire un attacco fisico o uno magico, eccetera. Ma tornando al discorso della schivata, come non parlare della barra dell’energia. Infatti, per limitare l’uso sconsiderato delle schivate, esse usano una parte dell’energia, così come gli attacchi. Dovrete prestare attenzione a non esibirvi in troppe danze acrobatiche e tenere d’occhio questa barra: potreste giungere ai piedi del mostro (dopo una magistrale capriola, ve lo concedo) ed essere impossibilitati ad attaccarlo, poiché – appunto – privi di energia. In quel caso, la creatura vi ricorderà l’errore con un probabile colpo critico. Durante gli scontri, potrete bloccare la visuale e l’attenzione su un avversario particolare (target lock). Questo è interessante soprattutto quando volete mirarlo con un attacco a distanza come una palla di fuoco che altrimenti andrebbe persa. In quel caso, la telecamera si fissa sull’avversario scelto e seguirà i suoi movimenti. Molto utile, certo, ma dovrete prestare attenzione che perderete facilmente di vista gli altri mostri (se ce ne fossero). Preparatevi quindi a disattivarlo. Inoltre, in caso di fuga (ottima strategia), che spesso è “tornare indietro di corsa”, la telecamera sarà sempre posizionata verso il cattivo, rendendo impossibile di capire dove ci si trovi. Anche in questo caso, ho preso tante mazzate da un mostrone, poiché rotolando verso un sottopassaggio che conoscevo, mi sono trovato incastrato tra il muro e la ringhiera. Inutile dirvi che, anche se ho provato a spiegarglielo, il mostro non mi ha lasciato il tempo di disattivare il target lock e correre ai ripari! Un altro momento dove forse è bene evitare il target lock è durante il combattimento con creature giganti, come i boss. Anche se di stazza imponente, i mostri sono sempre rapidi e quando ti puntano per una carica, la peggior cosa è ritrovarsi con la telecamera che va da tutte le parti, per seguire il mostro e non capire più cosa succede. Nel caso invece di gruppi di mostri, è primordiale tentare di attirarli singolarmente, per ottenere il vantaggio. La pena è la morte, lo sapete. Il target lock in questo caso, può permettervi di selezionare un’unica creatura, attaccarla a distanza e aspettare che si avvicini da sola, così da poterla eliminare in tutta calma.
Per restare ancora in tema di scontri, dovete sapere che ogni arma possiede una capacità speciale chiamata Combat Art. Questa capacità permette di effettuare attacchi devastanti, di infiammare la lama e quant’altro, ma il costo è l’utilizzo della barra dei PA (Punti Abilità). Se l’energia è utilizzata per compiere alcune azioni (come correre, attaccare, rotolare) e si ricarica abbastanza velocemente da sola con il passare del tempo, per i PV (Punti Vita) e i PA, il discorso è diverso. Essi si ricaricano riposandosi presso un falò (tenendo conto del repawn dei mostri), oppure usando una fiaschetta d’Estus (per i PV) o un fiaschetta d’Estus Cinereo (per i PA). I PA possono essere visto un po’ come il mana per le magie. Ed infatti è il PA che è utilizzato per esempio per lanciare una palla di fuoco, ma anche per usare varie abilità, come quelle speciali delle armi, le Combat Art. Queste sono le 3 barre (PV: rossa, PA: blu, Energia: verde) che appaiono sullo schermo e alle quali bisognerà prestare particolare attenzione, ma che potranno ovviamente aumentare spendendo le anime nelle caratteristiche.
Se cercate la sfida, se non avete paura di morire, di ripercorrere gli stessi passi, di morire di nuovo (e di nuovo e di nuovo) per poi finalmente sconfiggere le avversità, allora Dark Souls III è il gioco che fa per voi.