Attack on Titan, alias Shingeki no Kyojin, è una serie animata piuttosto famosa nella terra del Sol Levante che ha raccolto, oltretutto, numerosi consensi anche alle nostre latitudini. La produzione e la distribuzione di un Tie-in è effettivamente la conferma ufficiale del suo successo, vantando in più anche questa versione localizzata : fatto piuttosto raro per molte produzioni a stampo prettamente nipponico. Tuttavia l’arrivo nel vecchio continente ha causato non poche problematiche, in primis solamente per il titolo del prodotto, appunto Attack on Titan : Humanity in Chains, è stato evitato e modificato per questioni di copyright. D’altro canto l’utilizzo del titolo originale Shingeki no Kyojin : Humanity in Chains non è neanche tanto male e, anzi, rispecchia maggiormente l’originalità e l’ufficialità della saga mantenendo la sua anima totalmente nipponica. Anima che si manifesta anche nei dialoghi in game in cui l’audio è esclusivamente in lingua giapponese (chiaramente sottotitolato, ma solamente in inglese e non nelle altre lingue europee). Curioso, inoltre, la volontà di Atlus nel mantenere il prodotto solamente digital delivery, in analogia a precedenti produzioni come Shin Megami Tensei IV recensito giusto l’anno scorso dalla redazione…probabilmente per una questione di investimenti nella catena di produzione, sviluppo e copertura dei costi, nonché una massimizzazione del profitto.
Per chi ha seguito tutta la prima serie rilasciato nel corso del 2013, coi rispettivi OVA e lungometraggi riassuntivi dedicati successivamente, Shingeki no Kyojin : Humanity in Chains è un titolo che può fare davvero gola ai molti che si sono appassionati nel corso degli anni al brand di Isayama. L’idea di indossare un three dimensional maneuver gears muovendosi tra gli immobili della città tagliando a fettine miriadi di giganti, o cavalcare un destriero durante le missioni delle truppe della legione esplorativa nella zona presso il Wall Maria, seguendo la trama sotto le vesti dei personaggi più famosi come Eren, Mikasa o Armin può effettivamente generare un certo hype. Peccato che, come nel caso di numerosi altri tie-in, la qualità effettiva rischia di peccare fin troppo pervia di diverse negligenze in diversi aspetti della giocabilità, o meglio, dell’esperienza utente in generale…come nel caso purtroppo di Shingeki no Kyojin : Humanity in Chain. Ma senza essere troppo categorico o catastrofico, cominciamo con i pregi della produzione Atlus. L’insieme del gameplay che vede una simulazione dell’azione tratta direttamente dall’anime, vale a dire sfruttare il three dimensional maneuver gears per inseguire o accerchiare i giganti attaccandoli con la spada è stato ben trasposto. Tuttavia è abbastanza complesso comprendere tutte le meccaniche durante le prime partite, soprattutto per quanto riguarda la questione dei colpi critici (premendo il tasto X all’interno di un cerchio rosso sullo schermo superiore) o degli attacchi roteanti tipici dello stile del comandante Levi delle truppe esplorative. Effettivamente il tutto richiede una buona mezz’ora per essere appreso senza troppi problemi (se non oltre), ma ammettiamo che una semplificazione sotto alcuni aspetti sarebbe effettivamente giovata. Altro discorso inoltre per la gestione della telecamera così come il puntamento per lockare le diverse parti del corpo di un titano, purtroppo, sono mal gestite causando uno dei primi gravi difetti del tie-in dedicato ad Attack on Titan. Ebbene troppo spesso il nostro attacco fa impazzire non poco la prospettiva della telecamera, soprattutto in presenza di costruzioni vicine, rendendo l’azione molto confusa in una maniera in cui è impossibile comprendere ciò che sta accadendo.
Inoltre se si aggiunge la questione del mirino automatico al susseguirsi del primo attacco effettuate su un titano, si finisce sempre per colpire parti non desiderate rallentando non poco il compimento di alcune missioni o l’uccisione di specifici target. Seppur il tutto viene abbastanza gestito dopo un po’ di pratica, ciò non giustifica che lo stile dell’utente deve scendere a compromessi per ovviare ai problemi sopracitati. Se si aggiunge anche la problematica, o in altri termini, la difficoltà nell’effettuare gli attacchi roteanti sopractitati, spesso si è costretti a non doverli usare per una questione di comodità. È vero che alcune meccaniche debbano richiedere una certa perizia nell’essere eseguite, per contro essendo pur sempre una produzione ludica rendere appunto questo tipo d’attacco molto arduo da effettuare, il titolo perde in parte il suo scopo di divertire causando non poche frustrazioni tranquillamente evitabili se si fosse studiata una migliore implementazione.
Per quanto riguarda la questione dell’organizzazione delle modalità, Shingeki no Kyojin : Humanity in Chain offre una tradizionale campagna (Story Mode) divisa a “episodi” e dal punto di vista di diversi “personaggi”, e un world mode che simula delle missioni analoghe a quelle presenti nella precedente. In quest’ultima è compito dell’utente creare un personaggio / avatar personalizzato sulla base di quelli esistenti tramite un editor dedicato. Un altro però dei peggior difetti del titolo sta nella maniera di raccontare gli eventi per l’appunto nella Story Mode che, per chi non ha seguito la serie, risulta essere confusa mischiando parecchi punti di vista senza particolarmente comprendere la cronologia degli fatti, oltre che alcuni dettagli fondamentali. Seppur solamente le scene più epiche sono state prese in considerazione, il non approfondimento di alcuni punti della trama rende il tutto troppo caotico da seguire. È quindi risultante una sorta di incoerenza fra l’ordinata UI che divide le missioni e i punti di vista dei personaggi, e le scelte delle sceneggiature più importanti. Per non parlare, inoltre, della carenza e monotonia delle missioni della story mode, che si traducono in tre diverse categorie : uccidere i titani, rianimare i compagni o ricerca di oggetti specifici. Purtroppo queste tre categorie sono state trasposte a pari anche nella World Mode che, in sostanza, si tratta di una modalità campagna senza una narrazione. Da una parte si sperava che la presenza delle missioni al di fuori della città, nella fattispecie quelle effettuate sul destriero durante il viaggio delle truppe esplorative, potessero dare una svolta ai soliti obbiettivi. Tuttavia non è il caso, l’unica differenza effettivamente risiede nella presenza del destriero al fine di cavalcare più velocemente la mappa di gioco che risulta come le precedenti missioni nelle città. Più interessante invece è la trasformazione di Eren in un titano che introduce un nuovo sistema di controllo più semplice e veloce se confrontato a quello base del precedente paragrafo. Per contro gli obbiettivi non cambiano ed Eren Titan è chiamato ad uccidere tutti i giganti che incontra sul suo cammino.
Il risultato è quindi un mix di buone idee nella scelta di un determinato gameplay, ma caratterizzato da gravi sbavature precedentemente trattate. Non trattata invece è la questione Circle pad Pro che, se assente, renderà ancora più ardua la gestione della prospettiva rendendo ancora ulteriormente difficoltoso l’apprendimento dei comandi. Fortunatamente, nel nostro caso, la recensione è stata svolta su un New Nintendo 3DS XL e la questione non è stata particolarmente approfondita. È anche vero tuttavia che non tutti possiedono la nuova console marchiata Nintendo, così come l’”accrocchio” creato appositamente per Nintendo 3DS e 3DS XL prima versione. Purtroppo si aggiunge a tutto questo la controparte della gestione della narrazione che lascia alquanto desiderare come scritto nel paragrafo soprastante. Alle già approfondite problematiche aggiungiamo brevemente, dulcis in fundo, la questione della qualità tecnica da cui traiamo conclusioni non proprio positive. L’IA dei titani a volte è troppo lenta, goffa e troppo sedentaria, o meglio, pigra. Raramente quest’ultimi scattano per catturare il giocatore, anzi, la cattura da parte dei bestioni è alquanto rara. È quindi difficile poter apprezzare una produzione come Shingeki no Kyojin : humanity in Chains, soprattutto per alcuni fan che attendevano con trepidazione il titolo che vede protagonista quest’opera nipponica. Da una parte ci sentiamo di affermare che effettivamente è raro constatare la bassa qualità di una produzione Atlus in cui mostra troppe carenze in molti punti fondamentali al fine di trasmettere un’esperienza di giocabilità al limite dell’accettabile. Noi quindi non ci sentiamo di donare la sufficienza, per contro nemmeno di dichiarare un lavoro disastroso. Le idee base e il gameplay effettivamente c’è, basta qualche correzione fondamentale per raggiungere tranquillamente discreti risultati…confidiamo quindi in un ipotetico sequel meglio gestito.