The Last of Us

Quando Naughty Dog parla di un gioco, le orecchie di tutta l’industria si rizzano e ascoltano con attenzione: di norma si tratta di un capolavoro. Lo studio che ha donato al mondo nel recente passato quella perla assoluta che è la serie Uncharted esce su Playstation 3 con una nuova IP che farà parlare di sé per parecchio tempo: The Last of Us.

 

the last of us logo

 

 


La terra di nessuno

Il cupo mondo devastato di The Last of Us non può che ricordarci un’altra popolarissima serie di fumetti e telefilm: The Walking Dead. Anche in questo caso il tema centrale è la fine dell’umanità, il momento in cui tutti i nostri bei castelli di carta fatti di ordine e pulizia vengono brutalmente mandati all’aria. the_last_of_us_4Nel gioco di Naughty Dog impersoniamo Joel, un uomo tra i 40 e i 50 anni che ha fatto di necessità virtù trasformandosi da impresario a contrabbandiere. I sopravvissuti alla terribile pandemia vivono infatti da una ventina d’anni chiusi in strette e caotiche zone presidiate dove vige una strettissima legge marziale. Per gli abitanti di quello che rimane delle più grandi città americane oramai non esiste più un governo, ma solo il pugno di ferro dei militari. Ma cos’è successo? Tutto è accaduto molto in fretta, un fungo ha cominciato a far ammalare le persone rendendole belve sanguinarie e mutando il loro aspetto. Dai velocissimi Runner ai terribili e sfigurati Clicker, uscire dai presidi militari significa per la maggior parte delle volte andare in contro ad una morte orribile. Ecco che gente come Joel può dunque guadagnarsi da vivere trasportando merce da un punto all’altro dei presidi, magari sgattaiolando alle spalle degli infetti. Ben presto la strada di Joel incrocerà quella delle Luci, un gruppo di ribelli paramilitari i quali ci affidano una strana consegna. Dovremo infatti portare una petulante e sboccata ragazzina quattordicenne di nome Ellie fuori dalla città e consegnarla ad un gruppo di Luci. Il nostro è parecchio riluttante ma poi, a malincuore, accetterà la missione…

Ellie waitingThe Last of Us comincia la notte in cui tutto andò in fiamme e ci presenta un emozionantissimo prologo interamente giocabile che, sin dai primi istanti di gioco, ci dimostra tutta la bravura degli sviluppatori. The Last of Us immediatamente ci catapulta in un mondo in cui cinema e videogames si amalgamano permettendoci di vivere un’esperienza che prende il meglio di due mondi miscelandoli con sapienza quasi sovrumana. Impossibile restare indifferenti al mix di grafica spettacolare, recitazione di primo livello, ritmo della storia, colonna sonora e doppiaggio italiano (eccellente una volta tanto!). Insomma, bastano 10 minuti scarsi per finire “costretti” a giocare fino all’ultimo minuto e sparando a velocità della luce questo The Last of Us nella top 5 dei giochi da avere in ogni caso. Possiamo tranquillamente paragonare la qualità narrativa di The Last of Us ad altre rare perle, quali Heavy Rain oppure Uncharted.

 Leaving ranch

 
 

Quattro stagioni, una vita sola…

Durante tutta la durata del gioco, il quale si svolge durante un anno di vita dei due protagonisti, visiteremo un’ampia gamma di zone. Col passare delle stagioni e dei chilometri, Joel ed Ellie impareranno piano piano a conoscersi e a fidarsi l’uno dell’altra. Cominceremo il nostro lungo cammino nella città in cui si sono rifugiati i sopravvissuti ma finiremo per visitare boschi, foreste, cittadine, montagne e luoghi davvero molto oscuri. Il tutto raccontato a regola d’arte, con scene d’intramezzo e dialoghi ingame che, con naturalezza, ci svelano piano piano la trama del gioco. Diverse le varie fasi di gioco: esplorazione, stealth, combattimento e dialoghi. Ovviamente non saremo vessati ogni volta da lunghi periodi di caricamento, permettendo a queste diverse fasi di miscelarsi con continuità. Le fasi stealth/combattimento sono forse quelle che ci terranno di più col cuore in gola. In The Last of Us infatti non siamo superuomini, non possediamo decine di migliaia di colpi e non possiamo sicuramente fare prodezze da superman. Nel 90% dei casi quindi non possiamo affrontare a muso duro più di 2 infetti per volta, pena una morte brutale ed immediata. Proprio come fareste se vi trovaste in una situazione simile, Joel ed Ellie cercano nel limite del possibile di aggirare i nemici, scontrandosi in modo furtivo con un mostro alla volta. Spesso basterà lanciare una bottiglia per fare rumore ed attirare i nemici lontano da loro per passare inosservati. Esiste anche la possibilità di eliminare in modo discreto un infetto che ci sbarra la strada. Particolare attenzione va riservata ai Clicker, i quali possono ucciderci con un colpo solo se non avremo altro che le nostre mani per difenderci.

Ellie rifle

Insomma, lo spirito di conservazione è tra le qualità fondamentali di questo titolo. Tuttavia gli infetti non sono i nostri nemici peggiori. Esattamente come in Walking Dead, il nemico più pericoloso dell’uomo è un altro uomo! Giocare d’astuzia gli zombie sarà sempre piuttosto facile, mentre fare lo stesso con gli umani sarà un diverso paio di maniche. I nemici umani sono molto intelligenti, sempre pronti ad attuare tattiche di aggiramento e a prenderci di sorpresa. Fondamentale in taluni casi l’aiuto di Ellie, la quale ci coprirà le spalle e ci avvertirà se abbiamo un nemico alle spalle.

Spesso ci ritroveremo a giocare attorniati da vari alleati, sia Ellie sia altre persone che incontreremo mano a mano. In questi casi notiamo una pecca piuttosto vistosa: i nemici ignorano totalmente chiunque tranne noi. Starà dunque a Joel muoversi in modo silenzioso mentre i nostri compagni mossi dall’IA potranno tranquillamente correre e fare tutto il trambusto che vogliono senza allertare nessuno. Poco realistico forse, ma che ci risparmia non pochi grattacapi.

The Last of Us ricorda per molti versi la serie Uncharted, sia per gameplay che per idee di gioco. Come nelle avventure di Nathan Drake infatti ci troveremo a spingere persone su scale, ad alzare saracinesche e sparare all’impazzata. Essendo un gioco in terza persona, comandare Joel durante i combattimenti richiede l’utilizzo di varie coperture per evitare di essere crivellati di colpi. Il titolo riesce molto meglio di Uncharted in questi frangenti, evitando quell’effetto colla che molti giochi che si basano sulla copertura attiva invece non riescono ad evitare. Sicuramente questo dettaglio giova molto all’esperienza globale.

 Museum clicker attack

 
 

Sopravvivenza del più furbo

The Last of Us è un survival. Tutto in questo gioco ci spinge a cercare di sopravvivere nel modo più efficiente possibile. Proprio per questo motivo spenderemo notevoli quantità di tempo frugando in ogni anfratto, ogni cassetto, ogni bidone cercando preziosissime cianfrusaglie. Come detto, non avremo mai tanti colpi a disposizione (rendendo di fatto gli head-shot una necessità impellente) e non troveremo mucchi di armi e medickits ovunque. Troveremo però spranghe, garze, nastro adesivo, forbici, zucchero… ingredienti indispensabili per costruire vari oggetti utili. Un sistema di crafting molto ben congegnato permette al giocatore di costruire coltelli improvvisati, bombe molotov, bombe a chiodi, mazze chiodate, medickits e quant’altro. Tali operazioni si fanno in tempo reale, quindi è necessario sempre pianificare in anticipo le nostre mosse e giungere ben preparati in una potenziale imboscata. Pure le armi, le quali sono ben variate, possono essere potenziate tramite dei pezzi che troveremo in giro. Per finire, pure Joel può potenziare le sue capacità prendendo delle speciali pillole. Rimane il fatto che tutti questi potenziamenti rimangono pur sempre piuttosto realistici e non trasformeranno mai il nostro alter ego in un supereroe. The Last of Us ha un modo tutto suo, particolarmente brutale, per non farvi scordare la vostra mortalità.

Il titolo di Naughty Dog è parecchio crudo, inutile girarci attorno. Le scene violente sono all’ordine del giorno e, sebbene non siano mai gratuite, ben si adattano al genere di società allo sfascio in cui ci muoveremo. Non lo definiremmo un titolo gore, anche se tra schizzi di sangue e coltellate non è di certo consigliabile ai deboli di cuore. La tempra di Joel non smorza il clima di brutalità, dal momento che per sopravvivere farà spesso gesti eclatanti e privi di empatia. Eppure raramente ci sentiremo in colpa, anche perché sarebbe da pazzi aspettarsi umanità dai nostri nemici.

 
 

Rotten Beauty

UEC approachThe Last of Us è semplicemente magnifico. Il lato artistico è curato fino al più minuscolo dettaglio e la grafica lascia letteralmente a bocca aperta. Si direbbe, e non stiamo scherzando affatto, un gioco per Playstation 4 e non per una console che oramai va per gli 8 anni di vita. I personaggi hanno dettagli perfetti, le espressioni facciali iper realistiche, le movenze perfettamente credibili. I livelli poi raggiungono vette di perfezione ancora inimitate da qualsiasi altro titolo. Ogni filo d’erba, ogni foglia è animata e gode di illuminazione dinamica. Che ci troviamo in una fogna, in un palazzo, in mezzo alla foresta o in villaggio, il motore di gioco di The Last of Us non cessa per un solo secondo di stupirci. La quasi perfezione è raggiunta in ogni singolo aspetto del gioco. Ci stiamo sprecando coi complimenti, ce ne rendiamo conto, eppure ancora non sembra abbastanza!

Tutta questa magnificenza tecnica ha un solo scopo (centrato in pieno): immergerci totalmente nell’universo del gioco. Da subito, grazie a come sono raccontati i fatti, saremo portati a tenere ai nostri personaggi. La strana relazione tra Ellie e Joel, che passa dal fastidio, al reciproco affetto (platonico eh!), cresce con lo stesso grado di attaccamento che proviamo per loro. Complice la recitazione di prim’ordine, semplicemente vorremo aiutare i due a sopravvivere. Vederli combattere per la sopravvivenza, spesso e volentieri accerchiati dai nemici, e uscirne a testa alta è una cosa esaltante. La storia evolve sempre in direzioni nuove che, sebbene a volte sia un filo prevedibile, ha le sue buone dosi di colpi di scena.

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I will survive

Se non siete fan dei titoli paurosi (o se lo siete) sappiate che The Last of Us non è assolutamente un gioco survival horror, bensì solo survival. Nella maggior parte dei casi ci troveremo sempre in zone bene illuminate, quasi allegre, mentre affronteremo gli zombie. Non fraintendete, ci sono anche sezioni ambientate in oscure stanze claustrofobiche, ma generalmente non ci faremo mai sorprendere da un nemico che ci fa saltare sulla sedia. Si tratta, per il sottoscritto, di un notevole pregio visto che permette di affrontare le 14-16 ore di gioco previste senza temere l’infarto. Comunque questo gioco non è affatto facile e non vizia in nessun modo il giocatore: a difficoltà normale sono morto una cinquantina di volte durante l’avventura e la durata potrebbe lievitare di molto ai gradi di difficoltà più elevati. Probabilmente il livello normale è il migliore, dal momento che offre un buon equilibrio tra impegno e avanzamento della storia.
Esiste anche una modalità multiplayer, da giocare in 7 mappe diverse in cui dovremo schierarci con le Luci o coi Cacciatori. Lo scopo è sopravvivere a due settimane di gioco accumulando risorse e vendendo cara la pelle. Si tratta di una modalità che può regalare qualche ora di divertimento, ma secondo noi è stata inserita “perchè bisogna” e non ha nulla a che vedere col gioco singleplayer. In fin dei conti, si poteva benissimo tralasciare….

The Last of Us DEVE entrare nella vostra collezione. La storia è di prim’ordine, la realizzazione tecnica è eccellente, il gameplay fila liscio come l’olio. Naughty Dog si riconferma essere tra gli studios migliori sulla faccia della terra e merita, con la sua ultima fatica, un 6 pieno. Si tratta forse dell’ultimo grande titolo per Playstation 3 (manca ancora all’appello Beyond: Two Souls) e non esiste alcuna ragione valida per lasciarselo sfuggire.

 

 
 

Written by: Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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Il sito nasce quale tentativo di informare i giocatori della Svizzera italiana nel modo più completo possibile riguardo ai media videoludici, cercando di contestualizzare l’informazione per gli ascoltatori di questa regione spesso dimenticata dalle grande aziende mondiali. Dalla metà del 2013 si occupa anche di film con la rubrica Joypad Movies.

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